Volli, sempre volli. Come un'idea diventa realtà
Ieri ho realizzato il mio primo talk pubblico davanti a una platea di 30 partecipanti.
I feedback a fine serata sono stati molti e positivi. Tra i partecipanti, in molti, mi hanno stretto la mano parlandomi di come il monologo sia stato un’esperienza vera e diretta dello storytelling che mai era stato così tangibile: obbiettivo raggiunto.
Lo storytelling lo citano tutti, la biochimica del cervello invece sembra appartenere a un mondo che non ci riguarda personalmente: la serata ha dimostrato con successo che questa convinzione è un falso. Tra i commenti che mi hanno più colpito c’è stato quello di un consigliere comunale di Venezia che mi ha confessato “Quando hai chiesto di sentire la sensazione che in quel preciso momento stavo provando mi hai lasciato senza parole: la sentivo davvero!”.
Autosuggestione? No! Si è trattato di esperienza diretta, quello che considero il migliore strumento per comprendere noi e il mondo che viviamo.
Nella preparazione della serata mi sono molto interrogato su come trasferire il senso e il contenuto del mio talk e il titolo scelto mi sembrava azzeccato: “STORIE. Il cervello e la biochimica dello storytelling”. Oggi, avendo ottenuto un buon riscontro e avendoci dormito sopra una notte, non sono più così certo che questo titolo sia il più efficace.
Durante la serata più volte mi sono rivolto ai presenti chiedendo loro di darmi conferme sul loro stato d’animo e questo mi ha fatto capire che più che un racconto, questo talk, è un vero e proprio esperimento dal vivo. Ora sono quindi al lavoro per la seconda serata che si terrà sempre a Venezia ma in una sala più capiente e con un pubblico molto più eterogeneo di quello che ha assistito alla “prima”. Qui il gioco si fa duro ed è quindi partita la corsa alla ricerca di un titolo più coinvolgente e che sia in grado di catturare anche l’attenzione, sempre più labile, di chi per strada incontrerà i manifesti che pubblicizzano l’evento di inizio marzo.
Sono soddisfatto perché oggi ho la conferma che la mia idea è mutata in qualcosa di tangibile, un’esperienza che ora diventa ancora più facile da condividere. Ecco condividere (termine abusato nel mondo social, ahime) è la chiave di questo mio talk. E non chiamiamolo evento o spettacolo: è un’amichevole chiacchierata che lascia, chi la ascolta, con alcune domande che ronzano nella testa, che spingono alla ricerca e alla conferma che quello che si è sperimentato in quei 40 minuti sia davvero qualcosa che ci accade tutti i giorni, in tutti i momenti.